
L'Erbario di Masca Drusilla
Da millenni, in qualsiasi cultura, le erbe sono utilizzate per curare le malattie e per i loro (ipotetici) poteri magici.
Durante il Medioevo migliaia di donne furono torturate e uccise, accusate di stregoneria, perché curavano il popolo utilizzando questa pratica.
Erano le Herbarie, le antiche erboriste.
Con questa sezione voglio rendere omaggio a loro e a tutte le Donne uccise dall'ignoranza.
Le Erbe Magiche di Masca Drusilla

Siamo le nipoti delle Streghe che non siete riusciti a bruciare
Masca Drusilla
Le Herbarie

Detentrici di una conoscenza tramandata attraverso i millenni, a partire dalle antiche Dee Madri e dalle loro successive trasformazioni nelle divinità che oggi conosciamo, queste donne erano definite sagge dalla gente del popolo e streghe o ciarlatane dal potere.
Erano le guaritrici colpevoli di seguire antiche sapienze e tradizioni, colpevoli di ricorrere, per risanare, alle piante che danno la vita e la morte, colpevoli di appartenere al genere femminile e di muoversi in un mondo femminile di confidenze, di contraccettivi, di parti, di aborti.
Nella condanna delle Herbarie, le erboriste streghe, confluiva il risentimento della medicina dotta e maschile per quella popolare e femminile che al contrario della prima si avvaleva dell’ascolto e dell’esperienza diretta sul corpo.
La Chiesa di Roma, dichiarandosi detentrice di una verità universale, vedeva in queste donne una grande minaccia al loro potere sulle masse e, coadiuvata dalla filosofia medievale, elaborava un concetto di sessualità femminile che generava la catena semantica: donna – amante – immagine di Satana, laddove il femminile era fonte di irrazionalità.
La domanda che ci poniamo oggi è se la caccia alle streghe sia davvero finita nel XXVII secolo.
A scuola ci hanno insegnato che l’avvento dell’Illuminismo ha spazzato via certe superstizioni e che da allora in poi nessuna donna venne più bruciata sul rogo con l’accusa di essere una strega.
La caccia alle streghe, invece, ha solo cambiato d’abito. Certo le pire fumanti sono cadute in disuso e la Santa Inquisizione ha smesso di operare da tempo.
Ma tuttora le donne di tutto il mondo continuano a subire violenze a causa dell’accusa di essere streghe. Come ha denunciato Amnesty International, il modo con cui la gente del luogo pensa di scacciare gli eventi negativi è attraverso l’uccisione di coloro che ne vengono ritenuti responsabili.
Dalla Papua Nuova Guinea al Ghana, dallo Zambia all’Arabia Saudita, dal Congo alla Tanzania e all’India non è raro che le donne vengano torturate e uccise perché ritenute dedite a pratiche magiche.
Nei Paesi occidentali il tema ha una diversa chiave di lettura. Nessuna donna viene torturata dopo essere stata apertamente accusata di stregoneria, ma quante vengono invece insultate, emarginate, derise soprattutto attraverso i canali social solo perché si mostrano “diverse” dalle altre? Sempre più frequentemente si arriva anche alla violenza fisica, come dimostrano i tanti casi di femminicidio.
Allora rendiamo omaggio a loro amici…
Rendiamo omaggio alle antiche Herbarie.
Rendiamo omaggio a tutte le Donne torturate e uccise dalla cieca ignoranza perché "illuminate", perché "bizzarre", perché "diverse" dallo stereotipo che vogliono imporci.
Rendiamo omaggio alle Streghe, di ieri e di oggi.
L'Erbario di Masca Drusilla


Qualcuno sostiene che qualsiasi Strega Verde che si rispetti, deve avere il suo Erbario.
Non è vero!
Percorrere il "Sentiero Verde" o tornare alle vecchie tradizioni nel XXI secolo, non necessariamente implica la necessità di avere quello che viene chiamato "Erbario" o orticello.
Io sono semplicemente molto fortunata.
Nella Dimora sulla Montagna Incantata ho un piccolo boschetto e delle zone destinate alla coltivazione.
E così, un po' per volta, è nato l'Erbario di Masca Drusilla.
In questo progetto, nato due anni fa, sono stata accompagnata da quello che io ritengo il guru delle piante officinali e aromatiche, Marco Gramaglia, conservatore di erbe e vivaista, uno dei maggiori esperti europei in materia.
Alle prime, canoniche, piante officinali ed aromatiche come rosmarino, salvia e timo, si sono via via aggiunte le specie un po' più particolari e difficili da trovare: la Belladonna, la Salvia Bianca, la Cicuta, la Mandragora...
Coltivo personalmente tutte le varietà illustrate di seguito.
Me ne prendo cura, vengono potate al momento giusto e fatte essiccare per poi diventare "Le Erbe Magiche di Masca Drusilla"
Tra le piante ne troverete alcune considerate "magiche" nelle antiche tradizioni ed altre che rientrano esclusivamente tra "le piante delle Streghe" (come lo stramonio)
Attenzione!
Alcune di queste piante sono estremamente tossiche.
Per maneggiarle è necessario avere le opportune conoscenze e per nessun motivo devono essere ingerite o lasciate incustodite in presenza di bambini.
Achillea

Nell’antica tradizione magica, l’Achillea ha sempre avuto un posto d’onore come pianta dalle proprietà straordinarie. Conosciuta anche come millefoglie, questa pianta prende il nome dall’eroe greco Achille, il quale, secondo la leggenda, utilizzava l’Achillea per curare le ferite dei suoi soldati durante la guerra di Troia.
Le sue foglie e i suoi fiori sono stati a lungo considerati simboli di protezione e guarigione, un porto sicuro in un mondo pieno di caos e conflitti. La sua storia si intreccia con miti e leggende di terre lontane, dove le streghe e i guaritori la usavano nei loro incantesimi per rafforzare la salute e il benessere.
Gli antichi Druidi la consideravano una pianta sacra, essenziale nei loro rituali per comunicare con il mondo degli spiriti e per invocare forze protettive.
Nel corso dei secoli, l’Achillea è stata un simbolo di resistenza e trasformazione, un faro che guida coloro che cercano di connettersi con il loro potere interiore.
Agrifoglio
Nelle antiche culture celtiche, l’agrifoglio era sacro e veniva considerato un potente talismano contro gli spiriti maligni e le energie negative.
Si diceva che proteggesse le case e i templi, soprattutto durante i mesi invernali, quando le notti erano più lunghe e le forze oscure più attive.
Le leggende raccontano che l’agrifoglio rappresentasse il Re Agrifoglio, uno dei due sovrani della ruota dell’anno della tradizione celtica.
Il Re Agrifoglio governava il semestre oscuro dell’anno, da Litha (il solstizio d’estate) a Yule (il solstizio d’inverno), cedendo poi il trono al Re Quercia, che regnava sul semestre luminoso.
Questo ciclo eterno di morte e rinascita, di oscurità e luce, era rappresentato simbolicamente dall’agrifoglio e dalla quercia, due alberi potenti e sacri, che personificavano l’equilibrio e l’armonia della natura.
Nei miti nordici, l’agrifoglio era associato a Thor, il dio del tuono, che si diceva usasse le sue foglie spinose per difendersi dai giganti. Le foglie coriacee e i rami flessibili dell’agrifoglio erano visti come simboli di forza e resilienza, qualità che erano molto apprezzate in quelle culture temprate dalle dure condizioni climatiche. Anche nella mitologia romana, l’agrifoglio aveva un ruolo significativo.
Durante i Saturnali, una festività in onore del dio Saturno, le case venivano decorate con rami di agrifoglio. Questo rito era un auspicio di prosperità e un modo per onorare la divinità della semina e della raccolta.

Alloro

Le foglie di alloro, note anche come Laurus Nobilis, sono state venerate per millenni in diverse culture per le loro proprietà mistiche e terapeutiche.
Utilizzate fin dall’antichità, queste foglie verdi e aromatiche portano con sé un’aura di mistero e saggezza tramandata attraverso i secoli.
Gli antichi Greci consideravano l’alloro sacro ad Apollo, il Dio della luce, della verità e delle arti.
Durante l’epoca romana, le corone di alloro erano utilizzate per onorare i vincitori delle battaglie e delle competizioni sportive.
Le proprietà magiche dell’alloro non si limitano alla dimensione spirituale. Nella tradizione popolare, l’alloro è stato utilizzato come amuleto per attirare la fortuna e la prosperità.
Per tutte le antiche culture, quindi, l’alloro considerato un ponte tra il mondo terreno e quello spirituale, un simbolo di vittoria e protezione che ha attraversato i millenni portando con sé un carico di significato e potere.
Angelica
La pianta dell’angelica, conosciuta scientificamente come Angelica Archangelica, è una delle erbe magiche più venerate e utilizzate nella tradizione esoterica.
Le sue radici affondano in tempi antichi, quando veniva coltivata nei giardini dei monasteri e utilizzata dai guaritori per le sue potenti proprietà curative e protettive.
L’angelica ha una lunga storia di utilizzo sia in medicina sia nella magia, e le sue molteplici applicazioni la rendono una pianta di grande valore.
Nella tradizione popolare, l’angelica era spesso piantata nei giardini delle case per tenere lontani gli spiriti maligni e proteggere gli abitanti dalle influenze negative.
L’angelica è considerata una pianta di grande potere e protezione. Viene spesso utilizzata nei rituali per purificare gli spazi, eliminare le energie negative e proteggere dalle influenze maligne.

Assenzio

La pianta dell’assenzio, conosciuta scientificamente come Artemisia Absinthium, vanta una storia ricca e affascinante che si intreccia con miti, leggende e tradizioni magiche.
Sin dall’antichità l’assenzio è stato venerato per le sue proprietà magiche e curative, diventando un simbolo di potere e saggezza in molte culture.
Nella mitologia greca, l’assenzio era sacro ad Artemide, la Dea della caccia, della natura selvaggia e della luna. Si diceva che la pianta fosse in grado di conferire visioni profetiche e di proteggere dai malefici.
Gli antichi Greci utilizzavano l’assenzio non solo come erba medicinale, ma anche nei rituali di purificazione e nelle cerimonie sacre.
Nel corso dei secoli, l’assenzio ha mantenuto il suo status di pianta magica anche nelle tradizioni europee.
Nel Medioevo, veniva spesso utilizzato nei rituali di esorcismo e purificazione. Si credeva che la pianta avesse il potere di scacciare gli spiriti maligni e di proteggere chi la portava con sé.
L’assenzio era anche un ingrediente comune nei talismani e negli amuleti, spesso utilizzato per garantire protezione e buona fortuna.
Con l’avvento del Rinascimento, l’assenzio ha conosciuto una nuova rinascita.
Gli alchimisti del periodo lo consideravano un ingrediente essenziale nelle loro pratiche. L’assenzio era visto come una chiave per svelare i misteri della natura e per accedere a conoscenze esoteriche. Molti testi alchemici dell’epoca riportano ricette e formule in cui l’assenzio gioca un ruolo centrale, evidenziando la sua importanza nelle pratiche magiche e spirituali.
L’assenzio rappresenta molto più di una semplice pianta. È un simbolo di connessione tra il mondo terreno e quello spirituale, un ponte tra passato e presente, un custode di segreti ancestrali.
Esplorare la storia dell’assenzio significa immergersi in un mondo di magia e meraviglia, dove ogni foglia e ogni stelo raccontano una storia di potere e incanto
Dragoncello
Il Dragoncello, noto anche come Artemisia Dracunculus, è un’erba dalle origini avvolte in un’aura di mistero e magia.
Sin dai tempi antichi questa pianta ha catturato l’immaginazione di numerose culture, le quali le attribuivano poteri straordinari e virtù esoteriche.
La sua storia è intrisa di leggende e racconti che risalgono a tempi remoti, attraversando civiltà e continenti, e che ancora oggi riecheggiano nel folklore di diverse popolazioni.
Una delle leggende più affascinanti narra che il dragoncello sia nato dal respiro di un drago.
Secondo questo mito, un drago morente esalò il suo ultimo respiro su una collina, e dal terreno impregnato di quella magica essenza nacque il dragoncello.
Questo racconto simbolico ha radicato il dragoncello nel mondo della magia e della guarigione, conferendogli un’aura di potere e protezione contro le energie negative e gli spiriti maligni.
Nel Medioevo, l’erba era spesso utilizzata dai guaritori e dagli alchimisti che credevano nelle sue proprietà apotropaiche, ovvero la capacità di allontanare il male. Si pensava che il dragoncello potesse proteggere chi lo portava addosso o chi lo coltivava nel proprio giardino.
Il dragoncello ha anche un ruolo significativo nella mitologia greca. Si racconta che Artemide, la Dea della caccia e della natura selvaggia, avesse un legame speciale con questa pianta, tanto che il suo nome botanico, Artemisia, le rende omaggio. Artemide utilizzava il dragoncello per guarire le ferite e le malattie dei suoi seguaci, conferendo all’erba un significato sacro e terapeutico.

In molte culture, si credeva che l’uso del dragoncello nei cibi potesse non solo migliorare la salute fisica ma anche favorire la chiarezza mentale e la connessione con il divino.
Questa credenza è sopravvissuta fino ai giorni nostri, dove il dragoncello è ancora utilizzato in molte cucine tradizionali per le sue capacità aromatiche e benefiche.
Elicriso

Sin dai tempi antichi, l’elicriso è stato una pianta avvolta in un’aura di mistero e venerazione. Le sue origini affondano le radici nelle terre del Mediterraneo, dove veniva coltivato e utilizzato da civiltà come gli Egizi, i Greci e i Romani. La sua capacità di rimanere intatto e dorato, anche dopo essere stato raccolto, gli ha conferito il nome di fiore eterno. Questo attributo lo ha reso un simbolo di immortalità, eternità e continuità.
Nell’antico Egitto, l’elicriso era spesso impiegato nei rituali funebri e nei processi di imbalsamazione. Gli Egizi credevano che questa pianta avesse il potere di proteggere i defunti e di guidarli nel loro viaggio verso l’aldilà. Le sue proprietà antimicrobiche e conservanti venivano sfruttate per mantenere intatti i corpi dei faraoni, conferendo loro l’immortalità.
I Greci, invece, associavano l’elicriso alla dea Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza. Secondo la leggenda, Afrodite utilizzava l’elicriso per mantenere la sua pelle giovane e luminosa.
Gli antichi Greci credevano che l’elicriso avesse il potere di guarire ferite e cicatrici, e lo utilizzavano in unguenti e balsami per il corpo.
Il celebre medico greco Ippocrate ne lodava le proprietà curative, e le sue conoscenze furono tramandate attraverso i secoli.
Durante l’epoca romana, l’elicriso continuò a essere apprezzato per le sue qualità terapeutiche e simboliche. I Romani lo utilizzavano per purificare l’aria e per allontanare gli spiriti maligni. Era comune bruciare l’elicriso durante le cerimonie religiose e i rituali magici, credendo che il suo fumo avesse il potere di purificare l’ambiente e di proteggere dalle influenze negative.
Con il passare dei secoli, l’elicriso ha mantenuto il suo status di pianta magica e terapeutica.
Nel Medioevo, le streghe e i guaritori erboristi lo utilizzavano per comporre pozioni e incantesimi.
Era considerato un ingrediente essenziale per i rituali di guarigione e di protezione. Spesso, veniva anche utilizzato per creare amuleti e talismani destinati a portare fortuna e prosperità.
Ginepro
Il ginepro, una pianta dalle profonde radici storico-mitologiche, ha accompagnato l’umanità attraverso i secoli, rivelandosi non solo un elemento essenziale della flora terrestre ma anche un simbolo di magia e protezione.
Le sue bacche, aghi e rami hanno trovato un posto di rilievo in varie tradizioni culturali e spirituali, evocando un senso di riverenza e mistero.
In antiche civiltà come quella egizia, il ginepro era considerato sacro. Gli egizi utilizzavano il suo olio nei riti di imbalsamazione, credendo che questa pianta potesse guidare i defunti nell’aldilà e proteggerli dalle forze maligne.
Anche i Greci e i Romani attribuivano al ginepro poteri protettivi, utilizzandolo come incenso nei templi per purificare l’aria e scacciare gli spiriti negativi.
I miti greci narrano che la pianta fosse associata ad Artemide, la Dea della caccia, e utilizzata per benedire le frecce dei cacciatori, garantendo loro precisione e successo.
La mitologia celtica celebrava il ginepro come un guardiano dei mondi interdimensionali.
I Druidi, gli antichi sacerdoti celtici, utilizzavano le bacche di ginepro nei loro riti di divinazione e nelle cerimonie di purificazione.
Le foreste di ginepro erano considerate luoghi sacri dove il velo tra il mondo materiale e quello spirituale era sottile, permettendo agli iniziati di comunicare con gli spiriti della natura e ottenere visioni e rivelazioni.
Questa straordinaria pianta, dunque, non è solo un elemento della natura ma un ponte tra il mondo fisico e quello spirituale, capace di trasmettere saggezza ancestrale e protezione divina a chiunque sappia ascoltare e rispettare il suo potere. Le sue proprietà magiche e terapeutiche, tramandate di generazione in generazione, continuano a essere un faro di luce e speranza nel cammino spirituale di molti.

Iperico

Conosciuta anche come Erba di San Giovanni, questa pianta ha radici profonde nella mitologia e nella medicina popolare.
Le sue foglie, costellate di minuscole ghiandole oleose che sembrano perforazioni, e i suoi fiori gialli brillanti, simili al sole, hanno suscitato meraviglia e venerazione in molte culture antiche.
Le prime menzioni dell’Iperico risalgono ai tempi degli antichi Greci e Romani.
Ippocrate, il padre della medicina, e Dioscoride, un famoso botanico e medico greco, ne descrivevano le proprietà curative nei loro scritti.
Gli antichi Greci credevano che l’Iperico avesse il potere di scacciare gli spiriti maligni e di proteggere dalle stregonerie. Era spesso appeso sopra le porte delle case per tenere lontano il male, una pratica che si diffuse anche in altre culture europee.
Durante il Medioevo, l’Iperico divenne noto come Erba di San Giovanni, poiché la sua fioritura coincide con il solstizio d’estate, intorno al 24 giugno, giorno in cui si celebra San Giovanni Battista.
Le ghirlande di Iperico venivano utilizzate durante le festività per celebrare la luce e proteggere dalle influenze negative. Le sue proprietà magiche erano così apprezzate che veniva spesso inserita nei sacchetti di amuleti e utilizzata nei rituali di purificazione.
Nei secoli successivi, i guaritori e gli erboristi iniziarono a studiare le sue proprietà medicinali con maggiore attenzione.
La pianta veniva utilizzata per trattare una vasta gamma di disturbi, tra cui ferite, ustioni, eczemi e persino depressione. L’olio di Iperico, ottenuto macerando i fiori in olio d’oliva, era particolarmente apprezzato per le sue proprietà antinfiammatorie e cicatrizzanti.
La storia dell’Iperico è un affascinante intreccio di mito, medicina e magia. Attraverso i secoli, questa pianta solare ha mantenuto il suo status di erba sacra, capace di portare luce e protezione in tempi di oscurità.
Hyssopum Officinalis (Issopo)
L'issopo deve il suo nome a Ippocrate. Già nell'Antico Testamento viene citata come pianta purificatrice e un tempo era considerata una sorta di panacea. Nel I secolo, Dioscoride raccomandava una ricetta composta da issopo, fichi e ruta, miele e acqua come rimedio contro la pleurite, l'asma e la tosse cronica.
Gli antichi Romani usavano questa pianta per proteggersi dalle contaminazioni dei morbi, inoltre era usato per depurare le case degli afflitti, anche nei lebbrosari si appendevano ciuffi d’Issopo e si aspergeva l’acqua lustrale per la guarigione degli ammalati.
Questa usanza molto antica fu poi utilizzata anche nel Medio Evo, l’issopo si spargeva sul pavimento assieme al rosmarino e al timo per tener lontano le malattie contagiose, davanti alle porte di casa e alle finestre si agganciavano piccoli bouquet di queste erbe, per tener a bada i mali insidiosi.
Negli antichi scritti di magia, troviamo vari rimedi prodigiosi.
Alcune ricette erano usate dal tribunale dell’inquisizione, per obbligare la donna sotto accusa a confessare. Alquanto originale questo fatto, poiché gli inquisitori usavano la magia delle piante per contrastare le presunte streghe, le quali a loro volta, accusate di eresia, usavano le erbe per le guarigioni e le arti occulte…
"Con me semini la purezza della bianca neve, benessere al respiro, protezione ai polmoni, difesa verso il freddo umido. Il mio augurio è di purezza e chiarezza di pensiero."

Lavanda
Le origini della lavanda risalgono a tempi antichi, con le sue prime apparizioni che si intrecciano nei miti e nelle leggende di molte civiltà.
Nell’antico Egitto, la lavanda era utilizzata nella preparazione di unguenti sacri e oli per l’imbalsamazione, attribuendole la capacità di preservare il corpo e lo spirito per l’eternità.
Era considerata una pianta sacra, capace di connettere il mondo terrestre con il divino, e il suo profumo era ritenuto abbastanza potente da guidare le anime nel loro viaggio verso l’aldilà.
Gli antichi Romani, invece, apprezzavano la lavanda per le sue proprietà purificatrici.
Nell’antica Grecia, la lavanda veniva bruciata come incenso per allontanare gli spiriti maligni e attrarre la benevolenza delle divinità. Era comune nei templi, dove si credeva che il fumo profumato elevasse le preghiere al cielo, rendendo l’atmosfera sacra e protetta.
Nel Medioevo, la lavanda divenne un simbolo di purezza e protezione.
Le streghe e gli erboristi del tempo la usavano nelle pozioni e negli amuleti per scongiurare il male e portare armonia. Inoltre, veniva spesso coltivata nei giardini dei monasteri non solo per il suo valore medicinale, ma anche per il suo significato spirituale e la capacità di promuovere la serenità e la pace interiore.

Le proprietà magiche della lavanda si estendono ben oltre la sua capacità di lenire l’animo e calmare la mente; essa è un vero e proprio baluardo di energia, protezione e guarigione.
La lavanda rappresenta un dono prezioso della natura, un alleato insostituibile per chi cerca di vivere in armonia con se stesso e con l’universo.
Mandragora

Questa pianta leggendaria, riconoscibile per le sue radici antropomorfe, ha suscitato meraviglia e timore fin dall’antichità.
La mandragora, appartenente alla famiglia delle Solanaceae, è stata oggetto di numerose leggende e credenze popolari che hanno contribuito a plasmare il suo status di erba magica.
Il suo nome deriva dal greco mandragoras, che potrebbe essere tradotto come danno agli uomini, un chiaro riferimento al potere e alla pericolosità attribuita a questa pianta.
Secondo la mitologia greca, la mandragora sarebbe nata dal sangue di un impiccato, una credenza che le attribuisce un’aura di mistero e sacralità.
Nell’antico Egitto, la mandragora era considerata una pianta sacra, utilizzata nei riti funebri e nelle pratiche magiche per le sue presunte proprietà afrodisiache e protettive.
Durante il medioevo, la mandragora divenne un simbolo di conoscenza occulta e veniva spesso associata alle pratiche alchemiche e alla stregoneria.
Le leggende raccontano che la mandragora possieda il potere di attrarre l’amore e la fertilità. Veniva spesso inserita in pozioni d’amore e rituali di fecondità. Inoltre, si credeva che potesse conferire forza e coraggio a chi la portava con sé.
Oggi, la mandragora continua a suscitare fascino e interesse non solo per i suoi usi terapeutici, ma anche per la sua ricca storia intrisa di magia e mistero.
Essa rappresenta un ponte tra il mondo naturale e il soprannaturale, un simbolo di connessione tra l’uomo e la terra, tra il conosciuto e l’ignoto.
La sua leggenda perdura, ricordandoci che, anche nella modernità, esistono ancora misteri che sfuggono alla nostra comprensione e che la natura conserva segreti che attendono di essere svelati.
Rosmarinus Officinalis (Rosmarino)
Il rosmarino, o Rosmarinus Officinalis, è una pianta che ha da sempre avuto un posto di rilievo nella cultura popolare e nella pratica della stregoneria.
Originario dell’area mediterranea, il rosmarino è noto per le sue numerose proprietà benefiche, sia mediche che magiche.
Narrano le leggende che il rosmarino sia una delle prime piante ad essere state usate per scopi magici.
Le streghe del passato lo utilizzavano nelle loro pozioni, nei loro incantesimi e nelle loro cerimonie.
È una pianta che ha attraversato secoli e culture, mantenendo intatta la sua aura di mistero e potere.
Il rosmarino è stato associato a molte divinità nel corso della storia, tra cui Afrodite, la Dea greca dell’amore, e Iside, la Dea egizia della magia.
Ma il rosmarino non è solo una pianta di potere e protezione. È anche una pianta di purificazione e guarigione.
Le streghe del passato lo utilizzavano per purificare gli spazi e per promuovere la guarigione fisica e spirituale.

Il rosmarino è stato a lungo associato alla memoria, all’amore e alla protezione.
Nell’antica Roma, gli studenti indossavano ghirlande di rosmarino per migliorare la memoria durante gli esami
Le ‘proprietà magiche del Rosmarino’ sono state tramandate nelle nostre tradizioni e mitologia.
Nelle culture celtiche, il rosmarino veniva bruciato come incenso per purificare gli ambienti e tenere lontani gli spiriti maligni.
Nel Medioevo, le donne portavano ghirlande di rosmarino il giorno del loro matrimonio come simbolo di amore e fedeltà.
Nell’antica Grecia, i sacerdoti di Apollo usavano il rosmarino nei loro rituali di divinazione, credendo che potesse rivelare i messaggi degli Dei. Inoltre, il rosmarino è stato usato nei rituali di guarigione, grazie alla sua capacità di purificare l’energia e promuovere la guarigione.
Ruta Graveolens (Ruta)

La ruta, conosciuta scientificamente come Ruta Graveolens, è una pianta perenne dalle foglie verde-bluastre e dai fiori gialli, che ha affascinato l’umanità sin dai tempi antichi.
Questa pianta ha radici profonde in molte culture e tradizioni, spesso venerata per le sue proprietà protettive e curative. La sua storia è ricca di miti, leggende e pratiche magiche che ne hanno consolidato la fama come erba dalle virtù straordinarie.
Nel mondo antico, la ruta era ampiamente utilizzata dai Greci e dai Romani.
I Greci la chiamavano pēganone la consideravano un simbolo di purezza e protezione. Veniva spesso piantata nei giardini dei templi e nelle case per tenere lontani gli spiriti maligni e le influenze negative.
I Romani, invece, la utilizzavano come antidoto per vari veleni e come rimedio per numerosi disturbi fisici.
Plinio il Vecchio, noto naturalista romano, scrisse ampiamente sulle proprietà della ruta, evidenziando la sua capacità di proteggere contro le malattie e gli incantesimi.
Con l’avvento del Medioevo, la ruta continuò a mantenere il suo status di pianta magica e medicinale. Nei monasteri, i monaci coltivavano la ruta nei loro orti medicinali, utilizzandola per preparare pozioni e unguenti.
Durante l’Inquisizione, si credeva che la ruta potesse proteggere dalle streghe e dagli spiriti maligni, e veniva spesso inserita nei sacchetti protettivi o bruciata come incenso durante i rituali di purificazione.
Nel folklore europeo, la ruta era anche associata alla prosperità e alla fortuna. Si diceva che portare con sé un rametto di ruta potesse attirare la buona sorte e proteggere dai malocchi.
Anche nelle tradizioni popolari italiane, la ruta ha un posto d’onore. In alcune regioni, è ancora consuetudine appendere mazzetti di ruta alle porte di casa o nei campi per tenere lontani gli spiriti maligni e garantire un raccolto abbondante.
Salvia
Sin dai tempi più remoti, questa pianta è stata venerata non solo per le sue proprietà culinarie e medicinali, ma soprattutto per le sue virtù spirituali e magiche.
La salvia era considerata una pianta sacra dagli antichi romani, che la associavano alla dea della sapienza, Minerva. Utilizzata nei rituali di purificazione e nei sacrifici, era vista come un ponte tra il mondo umano e quello divino.
Anche gli antichi greci lodavano la salvia, attribuendole il potere di conferire saggezza e immortalità.
Nella tradizione dei nativi americani, la salvia bianca è stata e continua ad essere un elemento essenziale nei rituali di smudging, un’antica pratica di pulizia energetica che implica la combustione di erbe sacre per scacciare le energie negative.
Questa pratica si basa sulla credenza che il fumo della salvia purifica l’ambiente e la mente, creando uno spazio sacro e protetto. Le tribù indigene usavano la salvia anche per scopi curativi, riconoscendone le proprietà antibatteriche e antinfiammatorie.
In epoca medievale, la salvia era tenuta in grande considerazione dai monaci che la coltivavano nei loro giardini monastici. Era utilizzata nelle pratiche alchemiche, dove si credeva potesse trasformare il piombo in oro, non solo in senso fisico ma anche spirituale, simboleggiando la purificazione dell’anima e il raggiungimento della saggezza divina.

Anche nei tempi moderni, la salvia continua ad essere un simbolo di trasformazione e protezione, utilizzata nelle cerimonie di guarigione e nei rituali per favorire il rinnovamento spirituale.
Queste tradizioni antiche, tramandate di generazione in generazione, sottolineano come la salvia non sia solo un’erba ma un potente alleato spirituale, capace di risvegliare la nostra anima e guidarci verso un cammino di purificazione e rinnovamento.
La Salvia Bianca è forse la più conosciuta nel mondo della spiritualità e della purificazione. Conosciuta scientificamente come Salvia Apiana, questa pianta è venerata per la sua capacità di purificare gli spazi e la mente dalle energie negative. Gli antichi popoli nativi americani la usavano nei loro rituali per invocare gli spiriti e rimuovere le impurità. Il suo fumo, denso e aromatico, si dice abbia il potere di liberare l’ambiente da presenze indesiderate, aprendo così un varco per l’ingresso di energie positive e luminose.
La Salvia Officinalis, o salvia comune, è una pianta che non solo è apprezzata in cucina per le sue capacità aromatiche, ma è anche una potente alleata nella guarigione spirituale.
Questa varietà è spesso usata in infusi e bevande magiche per stimolare la chiarezza mentale e la saggezza interiore. Si ritiene che bere un tè alla salvia possa aiutare a rafforzare la memoria e a connettersi con le verità nascoste del proprio cuore. Inoltre, le foglie di questa pianta possono essere bruciate in piccoli rituali domestici per proteggere la casa e i suoi abitanti da influssi negativi.
Timo

La parola timo deriva dal greco thymos, che significa spirito o coraggio, riflettendo il suo antico ruolo come simbolo di forza e vitalità
Nell’antica Grecia, i guerrieri si bagnavano in acqua infusa di timo prima delle battaglie, credendo che avrebbe infuso loro valor e determinazione.
Il timo era anche sacro per gli Egizi, che lo utilizzavano nelle pratiche di imbalsamazione. Essi credevano che il profumo del timo aiutasse a guidare le anime dei defunti verso l’aldilà.
Anche i Romani ne apprezzavano le proprietà, sia come condimento che come pianta medicinale. Diffusero l’uso del timo in tutto il loro impero, facendolo conoscere a nuove culture e territori.
Durante il Medioevo, il timo trovò il suo posto nei giardini dei monasteri europei, dove veniva coltivato per le sue proprietà curative. I monaci lo usavano per trattare una varietà di disturbi, dalle infezioni respiratorie ai problemi digestivi. Inoltre, il timo era spesso incluso nei sacchetti di erbe che venivano portati addosso o appesi nelle abitazioni per allontanare gli spiriti maligni e portare fortuna.
Nel folklore europeo, il timo è spesso associato alle fate. Si credeva che creare un cerchio di timo nei boschi potesse attirare queste creature magiche, offrendo protezione e benedizioni a chiunque fosse abbastanza fortunato da avvistarle.
Questa erba, dunque, non solo rappresentava un rimedio per il corpo, ma anche una connessione con il mondo spirituale.
Conium Maculatum (Cicuta)
Conium Maculatum, comunemente nota come cicuta, nella storia della Grecia antica è ricordata come mezzo per infliggere la pena capitale; sarebbe stata introdotta dal capo della polizia dei Trenta tiranni, Satiro, che l'avrebbe usata per eseguire la condanna a morte nei confronti di Teramene[.
Nella posterità è nota soprattutto per aver cagionato la morte per avvelenamento del filosofo Socrate, il quale, accettando lʼingiusta condanna a morte, l'assunse in forma di infuso.
La cicuta è citata anche nell'opera shakesperiana Macbeth, nel dialogo fra Banco e Macbeth dopo l'incontro con le tre streghe.
La cicuta è stata ripetutamente usata nella storia come veleno o, in bassissime dosi, per la preparazione di farmaci analgesici e antispastici. Oggi non è più in uso.
Si dice che anche le streghe, durante il Medioevo, la usassero per preparare il famigerato unguento per volare. L'effetto era probabilmente legato alla reazione paralizzante che la cicuta esercita sulla pelle quando viene applicata esternamente, il che, a causa della perdita di sensibilità della pelle stessa, può causare una sensazione di distanza dall'ambiente circostante come se si stesse volando.
La pianta era diffusa anche nei giardini dei monasteri europei, dove veniva usata come anestetico locale. Non sorprende che ancora oggi si considerevoli quantità di cicuta crescano spontaneamente intorno alle rovine di monasteri e castelli.

Stramonio (Datura Stramonium)

La sua origine è incerta e le sue proprietà erano già conosciute dagli indigeni sia del Nuovo sia del Vecchio Mondo. In Italia, questa specie si trova naturalizzata in tutte le regioni, dalle pianure alle zone sub-montane, dove cresce negli incolti, vicino ai ruderi e nei margini delle strade
I nomi erba del diavolo ed erba delle streghe si riferiscono alle sue proprietà narcotiche, sedative e allucinogene, utilizzate sia a scopo terapeutico sia nei rituali magico-spirituali dagli sciamani di molte tribù native del Nordamerica.
Nel corso dei secoli, lo stramonio è stato utilizzato come una sostanza psicotropa in vari contesti, tra cui quello medievale, dove veniva impiegata come narcotico, anestetico e sudorifero.
Nel tempo, questa pianta ha guadagnato molteplici soprannomi, come "erba del diavolo", "erba delle streghe" e "noce velenosa". Tuttavia, l'uso interno di questa pianta è stato abbandonato a causa del suo alto rischio di tossicità.
È stato anche utilizzato nella preparazione di una sorta di unguento noto come "flying ointment",
o "unguento volante", una sostanza leggendaria che si diceva venisse utilizzata dalle streghe per indurre stati di trance e visioni.
Curiosità e leggende
Nella cultura degli antichi Aztechi e in alcune culture indigene dell'America del Sud, lo stramonio viene utilizzato per facilitare l'accesso a stati alterati di coscienza durante i rituali religiosi.
Gli sciamani lo usavano per indurre uno stato di trance in cui potevano comunicare con gli spiriti.
Nel Medioevo, era utilizzato come allucinogeno e come rimedio per il mal di denti, ma anche per produrre l'effetto di "volare". Si dice che le streghe volassero su scope unte di unguenti a base di stramonio durante i loro sabba notturni.
Nella cultura popolare del Sud degli Stati Uniti, lo stramonio è stato usato per creare un unguento che veniva applicato sulla pelle per produrre effetti allucinogeni.
Le foglie di stramonio erano utilizzate anche per scopi divinatori: venivano bruciate e le visioni che si producevano durante l'allucinazione venivano interpretate come messaggi divini.
Associazioni tradizionali
In alcune pratiche magiche, lo stramonio viene utilizzato per rafforzare l'energia di Giove, il governatore della saggezza, della giustizia e della prosperità, e per attirare la fortuna e l'abbondanza.
In alcune pratiche magiche, viene utilizzato per purificare l'energia e per aiutare a superare le sfide e le difficoltà, ma anche per rafforzare l'energia di Saturno, il governatore del tempo, della morte e della rinascita.
Lo stramonio è associato anche ad Hecate, divinità greca associata alla magia, alla stregoneria e alla luna nera, e considerata la patrona delle streghe. In alcune pratiche magiche, viene utilizzato per connettersi con la sua energia per facilitare la divinazione o per lanciare potenti maledizioni.
Lo stramonio è stato spesso associato alla romana Diana e alla greca Artemide, dee associate alla caccia, alla luna e alla fertilità, considerate le patrone delle donne e degli animali selvatici. In alcune pratiche magiche, lo stramonio viene utilizzato per attirare l'energia di queste dee e per facilitare la connessione con il mondo naturale.
Sale Nero delle Streghe

Il Sale Nero delle Streghe non è. ovviamente, una pianta.
E' un sale speciale caratterizzato – come suggerisce il nome – dal suo colore scuro e dalle sue proprietà magiche.
Si tratta di una miscela di sale marino arricchita con ingredienti come carbone, erbe, incensi, spezie o fiori essiccati.
Le origini del sale nero delle streghe sono avvolte da un’aura di mistero e di tradizione. Il suo colore scuro simboleggia la capacità di assorbire e neutralizzare le forze negative, fungendo quindi come una barriera protettiva per la strega che lo utilizza.
Il sale nero delle streghe, infatti, non è solo un elemento purificatore ma anche un potente strumento di manifestazione e di protezione che può essere impiegato in rituali magici, incantesimi o per crearti uno spazio sacro e sicuro.
In alcune tradizioni, il sale nero viene utilizzato anche nei rituali di luna nuova poiché ha il potere di amplificare l’intento di allontanare e di liberare ma grazie alla sua versatilità può essere integrato in molte pratiche quotidiane.
Con la sua magia, il sale nero delle streghe rappresenta quindi un vero e proprio alleato nel cammino spirituale di ogni strega e la sua storia affascinante e le sue proprietà uniche lo rendono un ingrediente potentissimo per chi cerca di portare una maggiore consapevolezza e sicurezza nella propria vita.